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Algoritmo umano colpisce ancora: dubbie le sorti del mondo!

Quando dopo un miliardo di anni di storia evolutiva i cianobatteri impararono a estrarre elettroni dall’acqua, l’atmosfera fu lentamente invasa del residuo di reazione, un pericoloso gas tossico: l’ossigeno. Durante la “Grande Ossidazione” sappiamo che qualche cellula imparò prima a proteggersi, poi a utilizzare l’ossigeno, e infine a respirare. Da lì è un passo alla comparsa della specie umana (si veda [Sandal, 2019] per una esposizione divulgativa).

Oggi già esistono batteri e organismi in grado di metabolizzare la plastica e gli altri prodotti degli idrocarburi. Forse saranno loro a far partire una nuova vita, in una nuova atmosfera, quando l’endling umano avrà già da lungo calcato il suolo terrestre. In bocca al lupo a tutti loro!

L’estinzione delle specie certo ci spaventa. Specie della nostra. Ma forse più della fine stessa ci preoccupa il come finiremo. Matteo Meschiari, ne La Grande Estinzione (2020), denuncia l’estinzione di un immaginario collettivo come strumento di sopravvivenza. O forse direttamente della collettività.

Che cosa sta sparendo? E cosa compare al suo posto? Basta davvero un gioco che ribadisca che c’era un immaginario condiviso, lo si può ancora ricostruire, è divertente e necessario farlo insieme? Saranno le distanze culturali, generazionali, materiali a prevalere, o magari la vocazione intrinsecamente ibrida dei nostri paesaggi?

In questo pezzo, scritto a quattordici mani, raccogliamo la proposta di Matteo Meschiari di recensire (o meglio: di divagare a partire da) il suo manifesto. Ci siamo lasciati prendere la mano.

[…continua su La Grande Estinzione]

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